La Chiesa di Marcorengo
Alcuni studiosi fanno derivare il nome dal culto al dio “Mercurius” diffuso in tutta la regione circostante.
La desinenza in -engo testimonia un’origine ascrivibile ai Longobardi insediatisi nella zona dalla meta’ dell’VIII secolo, confermato dalla titolazione della chiesa a S. Pietro Apostolo, testimonianza di un culto assai antico.
Il diploma imperiale del 4 ottobre 1164 con cui Federico Barbarossa attribuisce il nostro paese al Marchese del Monferrato è una attestazione certa del primitivo nucleo abitato.
Da questo momento in poi la sua storia segue le vicende degli Aleramici, poi dal 1305 dei Paleologi e dal 1536 dei Gonzaga per approdare, nel 1631 col trattato di Cherasco, ai Savoia.
I Signori del paese, i Miroglio prima, e i Radicati poi, tennero in loro possesso il castello, definito dal Marchese Giovanni II nel 1372 punto cardine nel sistema di difesa del Monferrato.
Subì numerosi attacchi e rimaneggiamenti sino a quando non fu totalmente distrutto nel 1625.
Coi Savoia nel corso del seicento Marcorengo fu più volte saccheggiato durante le numerose scorribande di soldati; molti abitanti, complice anche la peste, morirono, altri furono costretti a fuggire; nel 1658 era pressochè disabitato.
Successivamente si ebbe un vero e proprio Ripo-polamento con famiglie provenienti in particolare dal Monferrato; ciò comportò una modifica pressochè totale della fisionomia dei cognomi.
Ancora una volta subì le ripercussioni delle campagne militari del 1704-1705 e della guerra del 1748 per seguìre poi, attraverso il triste periodo dell’occupazione Napoleonica dal 1796 al 1814, le vicende che portarono all’unificazione dell’Italia.
Comune a se stante sin dal Trecento, dal 1929 è frazione del comune di Brusasco.
La Parrocchia di S. Pietro, già appartenente alla Diocesi di Vercelli, fa parte dal 1474 della Diocesi di Casale.
Costruita dal 1717 al 1750 è intitolata a S. Pietro Apostolo. Sostituiva l’antica chiesa parrocchiale edificata nella seconda metà del ‘500, posta in borgo Gisfengo e demolita al momento della costruzione della nuova.
Al suo interno si possono osservare pitture di Rodolfo Morgari, già attivo al Borgo Medievale di Torino nel 1884, e di Francesco Ponsetti, nonchè un paliotto di Cristoforo Solari del 1761 della celebre scuola degli Intelvesi. Il campanile è stato realizzato solo nel 1869 ed è posto sul lato sinistro della chiesa, lo stesso in cui vi era il cimitero fatto trasferire nel 1837 da Carlo Alberto, per motivi di igiene, nel luogo attuale.
Dell’altra chiesa esistente agli inizi del ‘700, quella di S. Defendente, gravemente rovinata durante l’assedio del Forte di Verrua del 1704 e in seguito demolita, si conserva solo più un altare posto nell’attuale chiesa parrocchiale.
Costruita nella 1° metà del ‘600, inizialmente col nome di S. Bernardino, lo stile ricorda le cappelle di Oropa.
I marcorenghesi si sono sempre rivolti a S. Orsola, martire dagli Unni, nei momenti di disgrazie come dimostrano i quadri (sopravissuti ai furti sacrileghi) appesi alle pareti come ex voto; durante le due guerre mondiali si andava a pregare per i soldati impegnati al fronte. Ancor la devozione si manifesta in particolare in occasione della ricorrenza della Santa, il 21 ottobre.
Situato in località Casa Coppa a metri 390 sul livello del mare, fa parte del cosidetto anello 500. E’ il piu’ grande dell’Acquedotto del Monferrato potendo contenere 8450 metri cubi di acqua che viene pompata da Verrua Savoia. Da qui passa l’acqua che serve ad 80.000 persone abitanti in un centinaio di comuni di 3 provincie.
Si trovano a circa 2 km dal paese su una piccola collinetta. Sono ancora visibili una torre con una finestrella e alcune mura perimetrali. Dalle fondamenta si può riconoscere la struttura a forma di rettangolo.
Già attestato sin dal XIII secolo, posseduto da vari signori, prima della famiglia Miroglio e in seguito della famiglia Radicati, fu irrimediabilmente distrutto nel 1625 dal Duca di Feria durante la marcia di avvicinamento a Verrua per porvi l’assedio.
Graziosa casa in stile del primo novecento situata alla Casetta Alta, dalla quale si gode un’ottima vista. Fu la residenza di campagna del console del Nicaragua Alberto Guglielmini Ceresa.
Dalla piazza del paese è possibile sia a piedi che in bici effettuare numerose escursioni di media o grande distanza.
Un itinerario consigliato con alcuni punti di interesse è indicato con la linea rossa sia sulla bacheca posta sulla piazza del paese e sia sulla mappa del depliant.
Partendo dalla piazza della Chiesa ove si trovano la Chiesa parrocchiale, la casa parrocchiale e la casa comunale con belle volte del ‘700, si può agevolmente salire a Casa Coppa; qui si trovano le fontane Solforosa e Trincia, l’antica casa del “chirurgo” Cerruti e il più grande serbatoio dell’acquedotto del Monferrato. Scendendo verso il Castellazzo si può vedere la graziosa chiesetta campestre di S. Orsola e poi i ruderi del castello del XIII secolo distrutto nel 1625. Dietro la collina scendendo nella valle si trovano i resti dei mulini del lago artificiale dei Cerruti.
Oltrepassata la Statale Torino-Casale ecco la ex cascina feudale dei Radicati alla Casetta Bassa in cui si sistemarono i garibaldini nel 1859, e alla Casetta Alta ecco la bellissima casa di villeggiatura del console Alberto Guglielmini Ceresa. Risalendo dal Mogol verso il paese si possono notare alcuni tratti della vecchia strada provinciale utilizzata sino al 1912.